Carabinieri, vigili urbani, poliziotti: il 26 settembre l`associazione Polis Aperta riunirà a Bologna gli esponenti della comunità LGBT italiana in divisa per darsi uno statuto e chiedere al Ministro della Difesa di essere riconosciuta ufficialmente.
Polis Aperta, associazione per gay e lesbiche presenti in tutti i corpi dello stato, già operante sul territorio italiano dal 2005, volta pagina. Il 26 settembre, a Bologna, il direttivo si riunirà per stabilire un nuovo statuto e profilarsi come una vera e propria associazione, riconosciuta e autorizzata dallo Stato ad agire sul territorio per la tutela di tutti i componenti gay delle forze dell'ordine. Basta nascondersi dunque, "per molti" racconta il finanziere di Torino Vito Raimondi "il timore non è quello di una ritorsione violenta, quanto della discriminazione strisciante. E il disagio per il machismo quotidiano che chi è in divisa è costretto a vivere, fatto di battute e di linguaggi, lo stesso che le donne entrate nell'esercito e in Polizia hanno contribuito a cambiare, senza tuttavia riuscire a cancellarlo".
Una realtà profondamente diversa da quella di altri paesi dove sono i poliziotti gay a tenere dei corsi ai loro colleghi contro le discriminazioni, e dove tutte le divise sono unite in associazioni specifiche, come la il Gaylespol spagnola, che ha da poco organizzato un congresso nazionale a Barcellona. Alla base di questo coming out c'è quindi il bisogno di stare al passo con altre realtà all'avanguardia. Ben diversa è pero, come continua Raimondi,la situazione dei gay nelle forze dell'ordine italiane: "Non puoi sapere come reagiranno i superiori, ed è comunque difficile dimostrare che un trasferimento "punitivo" è arrivato perché si è scoperto che sei gay e non per "esigenze di servizio", come dice la motivazione ufficiale".
Forte è l'esigenza da parte di gay e lesbiche in servizio di sentirsi parte di un tutt'uno, di capire che non sono soli. Come emerge ad esempio dai messaggi della community online di Polis Aperta: "Caro gruppo, faccio quest'ultimo tentativo poi la smetto, perché mi pare di essere rimasto l'unico in tutta la Liguria... Se c'è qualche collega di qualunque corpo, civile o militare, mi farebbe molto piacere scambiare idee con lui su come si vive e si lavora a Genova essendo gay e portando una divisa" scrive Genova in divisa insieme ad un collega del sud che invece commenta: "Vorrei confrontarmi con altri militari che si trovano a vivere la loro omosessualità tra mille difficoltà nelle caserme italiane".
Al ministro della Difesa Ignazio La Russa, Polis Aperta chiede dunque di essere riconosciuta ufficialmente come associazione mista e senza finalità sindacali, in modo da aggirare ogni divieto, programmando a Bologna anche l'elezione di delegati e rappresentanti regionali. Allo stato attuale Polis Aperta conta 200 aderenti.
IL SITO POLIS APERTA